giovedì 9 novembre 2017

Ottobre 2017 in 3 canzoni

(Quando su 5 post due sono di una rubrica mensile allora capisci che qualcosa non va, ma non importa, oggi non sono in vena di discorsi tristi vari). Salve a tutti e (ri)eccoci con la recente rubrica delle 3 canzoni al mese, in cui riassumiamo questi 30/31 giorni in tre brani musicali, principale colonna sonora di tutto quello che può esserci successo. Semplicissimo, sia nuove uscite che scoperte e (ri)scoperte, l'importante è che siano state le canzoni che è più avete avuto nella testa, quelle che più vi hanno accompagnato in questo mese d'ottobre, così per farci un po' i fatti degli altri, far sembrare questo di più un blog (robe che interessano solo a chi le scrive), e trovare sempre nuova musica (a tal proposito, sarebbe fantastico se continuaste anche voi il gioco. Ma proprio Fantastico.).
Riascoltavo, mentre studiavo latino, Mobilize di Grant-Lee Phillips, l'album che meno preferivo di uno dei miei cantanti preferiti. Un po' perché si tratta sempre di Grant-Lee Phillips, un po' perché da sempre le atmosfere dei suoi album sono quelle che preferisco per studiare, un po' per cercare le ultime chicche per un progetto che ho in mente di fare presto, e che non toccherà solo il blog (ma sappiate che presto è la giusta parola per "la farò fra mesi, ma l'idea ce l'avrò qui nella testa per un po', ok?"). In tutto ciò, mi capita di rivalutare l'album a questo secondo ascolto completo (tutto sparato), cosa stranissima considerando che è il disco più apertamente pop del cantautore. Ma, in fondo, si tratta di canzoni pop bellissime, fatte bene e emotive come Phillips lo era sempre stato, anche se in modo più spinto ai tempi dei Buffalo. Brani "pop" che, facendo parte della colonna sonora di Una Mamma Per Amica magari ricorderete anche se non avete minima idea di chi sia questo cantautore americano (o se lo avete sentito nominare per il "nuovo Neil Young", l'insulto più pesante che si potesse fare alle doti vocali di Grant-Lee Phillips). Ah, e Grant-Lee Phillips ha anche una parte come attore in Una Mamma Per Amica, ma senza che annoio che tanto prima o poi ne devo riparlare per bene. Dunque, andando direttamente al punto, ho trovato April Chimes: lenta, struggente, devastante, stupenda. Il brano che più si riavvicina allo stile dei precedenti Grant-Lee Buffalo restando con una veste nuova, di un cantautore che ci riprova, sempre lui ma sempre diverso.  E sappiatelo: questa canzone dura troppo poco. 2 minuti e 46 secondi trascinati e malinconici, con una melodia stupenda, una voce che neanche riesco a descrivere, e il sound giusto: tenendola nelle orecchie (minimo 5/6 ascolti di seguito ogni volta: troppo breve per passare oltre) perfino la cosa più stupida, cosa so, l'accelerazione del passo per raggiungere un autobus che pensi di poter perdere trova un'atmosfera cinematografica. Quello spirito del romanzo che, come scriveva Pennac, rende la vita che romanzo non è più bella. E, dallo stesso album, sappiate che non aggiungo la felice e spensierata Sunday Best, che mi ha accompagnato in tutti i momenti belli di questo ottobre (tantissimi!) e che ho cantato all'infinito, solo per rispettare le regole che io stesso ho creato in questo piccolo universo del web. Che tanto c'è sempre rischio del commento che spunta dal nulla contenente critiche sui buchi di trama e sulle incongruenze interne (Uh, quanto può rovinare il cinema) .  
Ok, direte, che palle tu e 'sti Cure. E magari è anche vero. Ma Doing The Unstuck è arrivata al momento giusto: il suo sound così anni '90 restando con il tipico stampo della band, la voce di Smith e quel testo. Sì, la canzone ha trovato me e mi ha costretto a preferirla a Pictures Of You negli ascolti mattutini. Cose che sembrano piccoli passi emotivi da gigante: Pictures Of You resterà per sempre una delle canzoni più belle mai scritte ma niente, non è il periodo giusto per quella. Perché Doing The Unstuck, tipica e atipica allo stesso tempo pensando alla discografia dei The Cure (quella band così dark da aver scritto delle canzoni pop ancora attualissime), che al primo ascolto mi piaceva per metà, ha un crescendo pazzesco che non si può non amare e una variazione sul tema stupenda:
It's a perfect day to throw back your head, And kiss it all: goodbye! è una frase bellissima, a chiusura della canzone, che quasi ribalta quello che dicono tutti di solito. E te lo ribalta in meglio.
In questo mese in cui mi sono quasi auto-rivalutato, accorgendomi di poter partire più veloce di quanto mi aspettassi da me stesso, di riuscire ad ingranare in un mondo nuovo molto meglio di quanto potessi immaginare (e a proposito di macchine che partono e ingranano, il "...For the rest of this ride...You're my lover" come lo canta Grant di cui parlavamo sopra non lo canta nessuno), in questo mese dove, dicevamo, è filato tutto liscio con tutte le classiche piccole fatiche che in fondo erano quello che mi aspettavo e nulla più, è stata perfetta. Peccato che su Youtube si trovi solo una versione live più veloce rispetto all'originale, ma non importa troppo.
Chiudo con qualcosa di italiano. Ecco, io conoscevo Daniele Silvestri solo per quel "Salirò" che non m'era mai piaciuto, quando poi per caso mi hanno fatto sentire questa: Quali Alibi. Che è una vera bomba, davvero una canzone potentissima e con dei giochi di parole che sono una goduria. Partendo da quella mi sono sparato di fila gli ultimi due album (e qualcosa di più vecchio in modo sparso) e caspita, niente male! Le ho contestualizzate, gli ho messo una stupida etichetta "giusta" e sì, non sono affatto male, con qualche vero e proprio capolavoro come la recente Acrobati dall'ultimo album, lunga poesia cantata, e tantissime consonanze e frasi che ho tenuto bene a mente sempre in questi 31 giorni: quelle in Pensieri a metà/Come se, nella stupenda Le Navi, nella dinamica Cos'è sta storia qua, nel "io vorrei una penna disonesta...." sul finale di Monito(r), e volando più indietro come nella bellissima Si, No...Non so (comunque ci penso) con le atmosfere stile Nirvana e che riesce a mettere su carta il dilemma più grande della vita da quando quando i romantici hanno memoria o come in Occhi da Orientale, scritta solo per essere dedicata. Ma, L'alfabeto degli amanti (l'Autostrada) è stata una canzone quasi ipnotica. E, visto che in questa rubrica inserisco canzoni e non una sfilza di frasi (altrimenti non finirei più), ecco a voi una di quei brani così belli che non riesco a nemmeno a spiegarne il perché, dal testo stupendo e con una parte verso il finale che è una vera bellezza.
Ok, tutta la mia capacità di sintesi è dimostrata da questo papiro per presentare tre canzoni. Sarà che sono euforico, sarà. Spero al massimo che siano pezzi che non conosciate e vi piacciano, caspita, se no davvero avete perso minuti preziosi della vostra vita. (Come sempre sul mio blog, d'altronde.) Vabeh', cosa si potrà fare per aumentare il livello di ironia in questo post dove ce n'è fin troppa poca, per lasciare spazio ad una frenesia felice di battiti sulla tastiera? Ah, sì, ho in mente.
E questo è tutto, ragazzi. Se vi è piaciuto, iscrivetevi ai Comunellisti, al canale telegram e condividete qua e là. Dio vi ha dato i pollici? Spolliciate! 
(ogni volta che lo ripeto è un colpo al cuore, cose che non mi rendo conto come davvero io possa averlo detto. Ma in nome dell'ironia del ridicolo si fa tutto, e con tutto si intende anche questo)

Nessun commento:

Posta un commento