domenica 10 dicembre 2017

Novembre 2017 in tre canzoni

Più li scrivo e più questi post li amo da impazzire. O questi mesi li amo da impazzire, non so. Ma è tutto una linea di diagramma cartesiano che sale, sale e sale, e quando deve scendere lo fa con una pacatezza inaspettata, che non ti fa pesare nulla.
E' così che apro questo questo post della rubrica "3 canzoni al mese", dove di solito il classico umorismo scemo scarseggia per fare spazio a metafore strambe e emozioni quotidiane, in cui riassumiamo questa manciata di giorni in qualche brano che ci ha fatto da colonna sonora, così per conoscere nuove canzoni, parlare di noi, e far sembrare questo posto più un blog che un manicomio dove nei casi più eclatanti si è discusso di insulti razzisti e doppi sensi antropomorfi detti da paperi parlanti col corpo a forma di pera. Ovviamente, se il gioco continua (nei commenti o nei vostri blog), non potrò che morire di felicità.
Solite regole: che siano brani nuovi o scoperte di dischi fossilizzati non importa. Basta che li avete ascoltati tantissimo, così tanto che se ci pensate li saprete legare ad alcuni momenti particolari vissuti. Immaginate la vostra vita come un film, fate venir fuori quello spirito del romanzo, e troverete una stupenda colonna sonore di voi stessi.
Per andare avanti in questo nuovo piccolo mondo bisogna faticare il doppio, ma mi piace molto più. E mi accorgo di essere, nell'ambiente, praticamente l'unico che la pensa così. Certe volte penso proprio che sono le dinamiche adatte a me, quelle in cui mi diverto di più, oppure semplicemente era tutto ciò che è venuto prima ad avermi tappato troppo le ali per troppe cose, dalle relazioni alle ambizioni, proprio non so. Comunque, un mese di tanto studio equivale su questa mia scrivania verde in un mese di scorpacciata di playlist di musica jazz: quella "classica", quella per "rilassarsi con un caffè" e l'ultima "per le serate tranquille". Che poi oh, son tutte uguali, ma non importa.  Alla fine, pur avendo scoperto tante belle cose nuove (la cosa più divertente per i neofiti è quella sensazione di mal di mare dopo un paio di brani; ma passa subito) mi sono appassionato di qualcosa che conoscevo, pur leggermente, già. A Go Go di John Scofield. Ho avuto il grande piacere di sentirlo dal vivo quest'estate (STUPENDO, un concerto meraviglioso), ma non mi ero mai messo ad ascoltare la sua discografia per bene. E quest'album è fantastico: ok, tutti i puristi lo odieranno perché non jazz al 100%, ma Dio, quel fraseggio, quel suono, quelle melodie, quel controllo del tempo. Accessibile a tutti (con certi ritmi fantastici) ma allo stesso tempo ci vuole un po' per capirlo. Tutto l'album è eccezionale, come la mia preferita per lo studio avrei scelto Green Tea, ma l'assolo di chitarra di Hottentot mi tenta troppo. Un riff stupendo, la sezione ritmica divina, poi si sfocia in un assolo assurdo che all'improvviso finisce nell'oscurità e tocca un picco enorme. Del tipo che mentre l'ascolto, qualsiasi cosa stia facendo, sento l'adrenalina chiedere ai globuli rossi di far spazio perché deve passare ai 300km/h. 
(Questo mese il mio tablet, compagno utilissimo per il blogging da divano, è diventato epilettico. Cose che nemmeno il cane Julius di Pennac. Ogni tanto parte, d'improvviso, nella sua quiete del dolce far niente, quando nessuno ti tasta, e comincia a vibrare come se volesse far cascare il mondo. Ma non preannuncia sciagure, ed è già qualcosa di buono.)
Ero già un gran fissato con Grace, Halleluja e I Know It's Over di Jeff Buckley, ma l'amore per questo brano è arrivato in questo mese di palloncini nella cavità toracica che si gonfiano a dismisura. Per melodia, intensità emotiva, voce e tutto il resto, è semplicemente uno dei brani più belli mai scritti.Su Buckley c'è poco da dire e da scrivere, si sa: meglio ascoltare questi stupendi 6 minuti e 44 e pensare a quanto può essere triste quella frase sugli stivali bagnati, a poco dall'inizio.
Tra le tante cose, questo è stato anche un mese di tante prove nella banda del mio paese, in vista di vari concerti che faremo in questo mese. E, dopo qualche mese che ne faccio parte, posso dirlo chiaramente: amo troppo quest'ambiente. L'appuntamento del venerdì sera è diventato così una bella abitudine, che piano piano sta portando a varie soddisfazioni.Tante generazioni, risate, musica e un'atmosfera davvero stupenda. Il brano "sfida" per i prossimi concerti  natalizi è Moment For Morricone, "collage" di vari spezzoni di colonne sonore scritte dal grandissimo compositore romano. Sfida perché quello più impegnativo, ma anche quello più divertente da suonare. Avendolo provato tantissime volte, l'ho avuto in testa per tutto questo mese: la versione è proprio questa che ho inserito qui sopra. Certo, noi non sforiamo così tanto la perfezione (anzi!), ma l'arrangiamento è identico. Ed è proprio stupendo. (poi quel pezzo lento dedicato solo ai clarinetti è la goduria più totale da suonare)

Credo di aver detto tutto. Tranquilli, se vi mancano le risate per le tante sceme di cui questo posto è sempre stato infestato, non dovrete aspettare molto. Se invece vi piace vedere il mondo con gli occhi euforici di un rEgazzino, per dirla alla DocManhattan, ci si rivede il prossimo mese, con i soliti dieci giorni di ritardo. I soliti inviti: da qualche parte qui di fianco per entrare a far parte dei Comunellisti (ultimamente siete in tantissimi, grazie!) di cui solo il nobile Riky può cogliere la citazione, e qui per il canale telegram. Entrateci, così mi ricordo della sua esistenza. Ciauz! 

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